Pittura ad olio: ritratti di studenti

Introduzione

La pittura a olio si sviluppa nei Paesi Bassi nel XV secolo, anche se esistono testimonianze del suo utilizzo già in epoche precedenti, soprattutto nell’area mediterranea. Tuttavia, prima di allora, non si hanno tracce significative di artisti che abbiano lasciato opere emblematiche eseguite con questa tecnica. Fu nei Paesi Bassi che la pittura a olio venne perfezionata e stabilizzata grazie agli esperimenti di maestri come Jan van Eyck, il quale non inventò la tecnica, ma la rese più efficace e raffinata.

Nel XV secolo, Antonello da Messina giocò un ruolo fondamentale nella diffusione della pittura a olio in Italia. Sebbene non sia stato il primo a introdurla nella penisola, è accreditato per averla resa popolare, grazie alla sua capacità di combinare la luminosità della scuola fiamminga con la sensibilità artistica italiana. Artisti come Leonardo da Vinci e Raffaello contribuirono poi a perfezionare e diffondere ulteriormente la tecnica, impiegandola su supporti tradizionali come tavole di legno, in particolare di pioppo in Italia, mentre in Europa settentrionale si preferiva il legno di quercia.

Antonello Da Messina, olio su tavola
Il ritratto d'uomo di Antonello Da Messina del 1475-1476, dipinto su tavola di legno, mette in evidenza come la pittura ad olio consenta una maggiore brillantezza e trasparenza, soprattutto nelle ombre, dove le sfumature delicate e la profondità tonale creano un effetto volumetrico notevole, ben più complesso rispetto alla tempera all'uovo, che tende a risultare più piatta. La tecnica ad olio permette di lavorare con strati sottili che esaltano la complessità delle ombre, conferendo un realismo superiore e una resa dei dettagli di grande finezza.
Prima della pittura a olio

Prima della diffusione della pittura a olio, la tecnica pittorica dominante era la tempera all’uovo, utilizzata su tavole di legno e su intonaco. Gli antichi Egizi impiegavano già la tempera all’uovo per decorazioni murali e sarcofagi, ma il suo uso sistematico si sviluppò soprattutto in epoca medievale per la pittura su pannelli. Questa tecnica prevedeva la preparazione di un legante a base di tuorlo d’uovo, mescolato con acqua e talvolta con gomma arabica o una piccola quantità di olio di lino (per la cosiddetta tempera grassa). Per preservare la miscela dall’azione batterica, si aggiungeva anche un po’ di aceto bianco. Nonostante la sua stabilità e resistenza nel tempo, la tempera aveva alcuni limiti, soprattutto nella difficoltà di ottenere sfumature morbide e nella rapidità di essiccazione.

Nel mondo greco-romano era diffusa anche la tecnica dell’encausto, che prevedeva l’uso di cera d’api fusa mescolata ai pigmenti. Questa tecnica era particolarmente resistente e permetteva effetti di grande profondità cromatica. Gli esempi più celebri di encausto sono i ritratti del Fayyum, dipinti tra il I e il III secolo d.C. dai Romani in Egitto. Alcuni di questi ritratti, tuttavia, vennero realizzati anche con la tempera a base di caseina.

In questo video si può vedere come veniva preparata la tempera all’uovo nell’antichità, tecnica che ancora tutt’oggi rimane comunque molto valida.
Tondo Doni, Michelangelo, tempera su tavola di legno
Il Tondo Doni di Michelangelo è stato realizzato con la tecnica della tempera all’uovo, un medium comune durante il Medioevo e il Rinascimento. Il dipinto è stato eseguito su una tavola di pioppo ed è datato tra il 1504 e il 1506. Questo lavoro rappresenta un eccellente esempio di come la tempera all’uovo sia un medium efficace, resistente e duraturo. Rispetto alla pittura a olio, i colori della tempera appaiono più spenti e opachi, poiché la tempera, essendo a base d’acqua, non consente la stessa lucentezza e profondità che l’olio, soprattutto quando arricchito da resine naturali, può ottenere.
Diffusione della tela

Conoscere la storia dell’arte e le sue evoluzioni tecniche è essenziale per comprendere la scelta dei materiali. Non è un caso che le migliori tele di lino e i migliori oli per la pittura provengano dai Paesi Bassi, dove la tecnica a olio si sviluppò per esigenze pittoriche e per la disponibilità di materie prime di alta qualità. I Paesi Bassi, trovandosi in gran parte sotto il livello del mare (tra 1 e 7 metri in alcune zone), avevano un territorio paludoso particolarmente adatto alla coltivazione del lino, da cui si estraeva l’olio di lino, perfetto come legante pittorico.

L’uso della tela come supporto pittorico si diffuse particolarmente a Venezia nel XVI secolo, grazie ad artisti come Tiziano Vecellio, il quale adottò sistematicamente questo materiale per la sua produzione artistica. La tela era già conosciuta in precedenza, ma fu a Venezia che divenne il supporto dominante, grazie alla disponibilità di lino impiegato per la costruzione delle vele delle navi. Rispetto alle tavole di legno, le tele erano più leggere, flessibili e facili da trasportare. Inoltre, il lino, grazie al suo contenuto naturale di oli, risultava più resistente e durevole nel tempo rispetto ad altri tessuti come il cotone.

Sebbene Tiziano sia stato il principale promotore dell’uso della tela, anche artisti come Giorgione e Giovanni Bellini l’avevano già adottata, sebbene in misura più limitata.

Le resine

La pittura a olio non si basa esclusivamente sull’uso dell’olio: vi sono numerosi additivi che possono essere incorporati per modificare la resa della pittura. Le resine, ad esempio, sono fondamentali per creare effetti di velatura e per conferire maggiore brillantezza o trasparenza ai colori. L’aggiunta di trementina consente inoltre di rendere la pennellata meno grassa e più fluida, permettendo così maggiore libertà espressiva.

Tra le resine più utilizzate vi sono la copale e la damar, ideali per ottenere contrasti tra effetti lucidi e opachi, essenziali per esaltare il chiaroscuro e la profondità dei dipinti. L’uso sapiente delle resine consente di modulare la luce e di controllare la texture della pittura, rendendola più ricca e dinamica.