Manifesti

Manifesto Brockenhaus

Lo Zürcher Brockenhaus è, molto probabilmente, una delle più grandi brocanti della Svizzera. Si trova a Zurigo, a pochi minuti dalla stazione, ed è la prima broccante ad operare sul territorio elvetico sin dal 1904. La sua prima apertura, con questo nome ufficiale, è avvenuta nel 1930.

Ho progettato questo manifesto, come esercizio, durante la mia formazione Bachelor SUPSI in comunicazione visiva. Ho scelto di pubblicarlo nel mio sito perché ritengo sia un esercizio molto valido, non solo per gli aspetti legati al design e all'estetica, ma anche per l'attenta analisi svolta su questa azienda e il suo marchio aziendale.

Il Brockenhaus, a differenza di altri marchi progettati con regole e standards ben precisi, non possiede, probabilmente, una brand guideline specifica. La sua identità visiva sembra, quindi, esser nata in modo piuttosto casuale, senza seguire determinate formule e calcoli approfonditi.

Quando si sviluppano dei progetti grafici per questa tipologia di marchi, occorre evitare di basarsi sui propri gusti personali. Si deve assumere, al contrario, un atteggiamento più strategico e valorizzare quello che determinati target hanno già assimilato. Apportare modifiche troppo drastiche rischierebbe di creare confusione e disorientamento in quello che, col tempo sono diventati i valori visivi della ditta.

L'esercizio consisteva nel creare un manifesto volto a promuovere l'ipotetica introduzione di un ristorante all'interno di questo negozio.
Nella prima fase, ho svolto delle ricerche sui cenni storici della ditta e del suo marchio.
Il Brockenhaus, ai suoi esordi, operava in modo religioso: cercava di aiutare i poveri, offrendo loro dei beni di consumo di seconda mano.
Ai nostri giorni, il principio è, probabilmente, sempre lo stesso, poiché l'azienda elargisce, ogni anno, somme di denaro in beneficienza sul proprio ricavato. Ma, a differenza di allora, tutti possono accedere al Brockenhaus. Vi si trova un po' di tutto: mobili e oggetti di cattivo gusto, ma anche dei veri e propri pezzi da collezione.

È questo un aspetto molto interessante: all'interno del Brockenhaus non si percepiscono gli strati sociali; ricchi e poveri sono più o meno sullo stesso livello. Persino il modo di allestire la merce, molto casuale, rende il negozio molto pittoresco e alla portata di tutti.

A differenza di un tempo, questo servizio opera, ora, in modo più professionale. Vi è quindi del personale con uno stipendio fisso, incaricato di ritirare gratuitamente, da soffitte e cantine, oggetti ingombranti e inutili per i proprietari.
A tale proposito, vi sono delle pubblicità molto originali, che mostrano il furgone della ditta sulla luna, proprio per far sapere che la merce usata può essere ritirata ovunque, o scene di interni con oggetti di enormi dimensioni, per dare la sensazione che mobili e cose, se non graditi, sono ingombranti e di intralcio nelle abitazioni.

Visionando questo interessante materiale e riflettendo sui suoi scopi e la sua evoluzione, ho voluto tradurne l'essenza in elementi visivi, per riuscire a realizzare il manifesto in maniera efficace. Ho cercato di rispettare, il più fedelmente, il briefieng iniziale, che imponeva di non apportare modifiche drastiche al logo originario. Ho quindi inserito un elemento visivo che si integrasse e staccasse, al contempo, dal marchio aziendale. Ho aggiunto la scritta "Restaurant", sotto il nome del logo all'interno di un nastro rosso svolazzante. Spesso, nel cibo e nella ristorazione, questi nastri decorativi sono sinonimo di qualità. Tale linguaggio permette di essere condiviso e percepito in maniera molto efficace.

Ho anche aggiunto elementi visivi che dessero l'idea di cibo e ristorazione, quali un piatto, una forchetta, un coltello e un cucchiaio. Ho pure ripreso il loro modo casuale di esporre all'interno del negozio e ho usato stili diversi, proprio per ribadire l'idea che, all'interno del Brockenhaus, non esistono differenze sociali: tutte le persone sono sullo stesso piano.

Ho infine integrato questi oggetti in maniera divertente, sostituendo il cerchio bianco del logo con un piatto di carta, mentre la forchetta, il cucchiaio ed il coltello entrano ed escono da alcune lettere, per conferire ritmo e maggior dinamismo alla composizione.

Il messaggio ottenuto è molto diretto e la lettura del manifesto risulta alquanto immediata. Penso di esser riuscito a comunicare chiaramente l'identità visiva dell'azienda, rimasta integra nel tempo, e ad informare che, all'interno del Brockenhaus, esiste ora anche un ristorante.

Work Shop SUPSI

Durante la mia formazione, in qualità di comunicatore visivo SUPSI, ho partecipato ad un interessante work shop, il cui tema era la gestione dei contenuti in base ai differenti valori gerarchici e su come tradurli attraverso le dimensioni di determinati caratteri tipografici, a seconda dell'importanza delle informazioni contenute in ogni preciso gruppo.

Come si può constatare dal risultato di questo piccolo manifesto, alcuni testi sono più grandi di altri e si leggono bene in lontananza, perché contengono informazioni basilari, che svolgono la funzione di trasmettere i messaggi più importanti, mentre altri, più piccoli, sono leggibili da distanze più ravvicinate, poiché, ovviamente, in questo caso, le informazioni appartengono ad un altro gruppo gerarchico e i loro contenuti sono meno importanti dei primi.

Il design di questo manifesto è stato strutturato in una griglia ben precisa e tutti gli elementi visivi sono stati posizionati all'interno delle sue linee dominanti. Amo molto il Minimal design per la sua essenzialità e la sua potenza comunicativa. Credo che, spesso, un manifesto non debba necessariamente servirsi di immagini per risultare efficace, poiché il rapporto tra testo e immagini è molto affine. A volte, un'immagine esprime ciò che un testo non riesce a descrivere e, altre, un testo possiede un significato che un'immagine non riesce a definire.

Come grafico, tuttavia, non considero il testo come un mero insieme di lettere formanti parole e frasi. I caratteri tipografici esprimono sempre le epoche che li hanno prodotti e i loro stili hanno un impatto molto forte nelle visioni e nei messaggi recepiti. E, come tutte le forme, essi possiedono significati ben precisi e trasmettono determinate idee, concetti ed emozioni.

Per tali motivi, dopo aver finalizzato questa composizione tipografica, ho creato una serie di pattern, selezionandone, infine, uno solo, il più adatto ad interagire con il suo stile moderno e contemporaneo. Credo che le textures, nel design e nella grafica, siano un elemento molto importante, dal momento che accompagnano e rafforzano idee e concetti e rendono il prodotto finale più tattile.

Manifesto - Workshop SUPSI
Manifesto - Piet Zwart

Piet Zwart manifesto

Si tratta di un manifesto di tipografia espressiva e ho avuto come tema Piet Zwart, graphic designer olandese il quale esordisce la sua carriera di grafico a partire dagli anni venti e realizza dei progetti grafici rilevanti per la sua epoca. Per la realizzazione di questo manifesto, ho scelto di utilizzare prevalentemente il suo celebre logo perché è molto esplicito: il quadrato nero sta per Zwart il quale in olandese significa nero. Ho trovato interessante il suo logo, perché la scuola del Bauhaus diffondeva le proprie idee estetiche fontade sulle forme semplici di base quali il cerchio, il triangolo e il quadrato come puro mezzo espressivo.

Per la realizzazione di questo manifesto ho però scelto di sacrificare la leggibilità per più spazio all'estetica e, sebbene da un punto di vista del design sia molto attraente, rimane un po' difficile da leggere da lontano. Ma a volte un graphic designer deve fare questi compromessi per raggiungere determinati obiettivi estetici.

In questo caso la difficoltà era nel riuscire a rendere la P e soprattutto il quadrato nero bold e dominante e, conferire al manifesto quel senso di scurezza del nero. Per percepire il nero ovviamente occorre anche del bianco ed ecco che le parti vuote del manifesto entrano in gioco e occorre saper trovare il giusto equilibrio tra pieni e vuoti, perché se troppo pieno si perde quel senso di bold. Ho scelto apposta di usare i testi del manifesto in dimensioni molto ridotte e dopo diverse varianti ho constatato che le piccole dimensioni e le versioni Light per le informazioni del manifesto, riuscivano a rendere il logo nero e massivo.

Per le informazioni generali del manifesto mi sono servito di un carattere tipografico più contemporaneo perché ho voluto avere uno stacco tra lo stile del logo e le informazioni del manifesto. Si puo vedere che vi è un ordine gerarchico nelle infomazione del manifesto, ma ho voluto che avessero un tono leggero e non troppo marcato, per lasciare più spazio alla figura del logo che appare molto più massiva e dominante.

Guido Guidi

Guido Guidi è un pioniere della fotografia italiana e nella sua carriera di fotografo si percepisce l'impronta della sua formazione in qualità di architetto. Infatti le sue fotografie sono prevalentemente delle vedute di paesaggi urbani con un punto di vista molto particolare il quale coglie dei dettagli in cui lo sguardo di una persona comune non presterebbe particolare attenzione. Le sue fotografie sui paesaggi urbani a volte sono anche come una sorta di denuncia di un paesaggio urbano degradante e ritengo che la sua opera fotografica sia anche un'ottima documentazione e testimonianza di come il paesaggio delle nostre città si evolve diventando di conseguenza un'importante documentazione storica.

Anche in questo caso si tratta di un esercizio SUPSI. Oltre al design di questo artefatto ho anche svolto un'interessante ricerca su questo fotografo e sulla base dei risultati delle mie analisi, ho realizzato una locandina di formato A3 pensata per essere applicata sulle porte di bar, negozi, ristoranti, ecc... La locandina svolge una funzione informativa riguardo un'ipotetica mostra su Guido Guidi. Sul fronte troviamo il titolo, le date e gli orari dell'evento espositivo, mentre sul retro alcuni cenni biografici dell'autore. La si può anche piegare, distribuire e il design è stato studiato anche in funzione delle pieghe.

La scelta del carattere tipografico non è casuale, ho impiegato un Eurostile, font concepito dal celebre type designer Aldo Novarese nel 1962 e ho ritenuto questa sinergia tra testo ed immagine molto interessante, in quanto vi sono delle affinità storiche e culturali tra l'autore e il carattere tipografico. In questo progetto ho anche voluto creare dei forti contrasti tra grandi e piccole dimensioni in modo da ottenere un effetto ritmato ed emozionante. È stato anche interessante giocare col nome ripetitivo dell'autore creando questo riflesso a specchio tra le parole. Mentre per le informazioni generali, ho utilizzato un OCR-B di Adrian Frutiger, perché si contrappone alla dolcezza e alla pienezza dell'eurostile, creando in questo modo un effetto molto secco e pungente e ho volutamente lasciato degli spazi vuoti per rendere leggera la composizione e lasciar trasparire la bellezza della griglia con le sue dominanti geometriche.

Locandina - Guido Guidi - fronte
Locandina - Guido Guidi - retro